Una nota della DGSAF ha informato della decisione assunta dalla competente autorità danese che ha sospeso l’autorizzazione all’immissione al commercio del vaccino Suvaxyn PRRS MLV a causa del verificarsi di un ceppo PRRS derivante dalla ricombinazione di ceppi di virus vaccinali.
In Danimarca il problema è sorto in una azienda di suini in cui erano stati somministrati, in tempi diversi, due vaccini (Unistrin PRRS e Suvaxyn PRRS MLV) i cui due ceppi vaccinali avrebbero dato origine ad un virus ricombinante che avrebbe poi infettato i cinghiali di un allevamento vicino. Successivamente lo sperma di questi cinghiali, utilizzato per l'inseminazione artificiale, avrebbe favorito la diffusione del virus ricombinante nel Paese.
L'autorità danese ha sospeso l'uso del vaccino Suvaxyn PRRS MLV, perchè commercializzato successivamente all'Unistrin PRRS, ed ha informato l'EMA, gli Statti membri e la Commissione Europea.
La DGSAF “raccomanda di non somministrare ai suini, simultaneamente o in successione, differenti vaccini vivicontro la PRRS, al fine di limitare la possibile ricombinazione di ceppi di vaccino PRRS”.
La nota prosegue raccomandando “vivamente ai medici veterinari e agli allevatori di riportare al Ministero della Salute (e ai Centri regionale per la farmacovigilanza) e ai titolari dell’autoriparazione all’immissione in commercio qualsiasi segno clinico riconducibile alla malattia che dovesse manifestarsi in allevamenti vaccinati contro la PRRS utilizzando la scheda di segnalazione disponibile al link http://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_8_0.jsp?label=servizionline&idMat=MDV&idAmb=FMV&idSrv=PSK&flag=P”.
Il problema è sorto presso un’azienda produttrice di suini dove erano stati somministrati in tempi diversi due vaccini ( i cui due ceppi vaccinali avrebbero dato origine ad un virus ricombinante che avrebbe poi infettato i cinghiali di un allevamento vicino. La successiva utilizzazione dello sperma di questi cinghiali per l’inseminazione artificiale avrebbe poi favorito la diffusione del virus ricombinante nel Paese. Le descritte circostanze hanno indotto l’autorità danese a sospendere la commercializzazione del vaccino Suvaxyn PRRS MLV dandone tempestiva comunicazione all’EMA.
Serve un approccio “One Health” in cui tutti i settori della sanità pubblica, della salute animale e dell’ambiente collaborano per cambiare le proprie pratiche: questo in estrema sintesi il messaggio che arriva dalla giornata di confronto per “Un’uso consapevole degli antibiotici”, promossa dal Ministero della Salute, insieme con Aifa, Iss e Agenas nell’ambito della “Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici”, dal 18 al 22 novembre, promossa dall’Oms.
Riflettori puntati anche sul settore veterinario dove l’uso degli antibiotici è strategico sia per gli alimenti che per la sanità pubblica. Oltre al Presidente FNOVI all’incontro ha preso parte Loris Alborali, Dirigente Izsler “Bruno Ubertini” di Brescia, il quale ha dichiarato: “La consapevolezza dell’utilizzo degli antibiotici nella filiera alimentare si è tradotta in pratica nel fornire indicatori su quanti antibiotici vengono consumati per gli animali. Fino ora avevamo solo dati di vendita, un indicatore passivo, dal 2016 possiamo invece sapere esattamente quanto l’animale consuma nell’arco di un mese. Il consumo si è ridotto del 35% rispetto al venduto, pensiamo che settore avicolo dal 2015 si è passati dal trattare in media un pollo con antibiotici da 25 giorni a soli due giorni e mezzo”.
In occasione della “Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici” promossa dall’Oms, nonché dell’incontro dello scorso 22 novembre con esperti e istituzioni sanitarie, il Ministero della Salute distribuito un nuovo opuscolo per operatori e cittadini.
I lavori del Consiglio Nazionale di Torino appena conclusosi hanno registrato lo scorso 15 novembre un importante momento istituzionale che è conciso con l’esame e la successiva approvazione di alcune integrazioni/modificazioni al Codice Deontologico.
Tutela dell’ambiente e AMR hanno fatto il loro esordio assumendo un ruolo rilevante nella deontologia dei medici veterinari.
In questi ultimi anni si sta diffondendo una significativa trasformazione nell’approccio alla salvaguardia dell’ambiente ed i medici veterinari, con l’integrazione apportata all’Art. 1 - così come integrata dall’approfondimento predisposto ad hoc – nonché all’art. 15, hanno avvertito l’opportunità di ribadire che non ci può essere una prospettiva di sviluppo che non tenga conto della minimizzazione dell’impatto ambientale di processi e prodotti.
Dal confronto registratosi in argomento è emersa la consapevolezza che serve un innalzamento del livello di preparazione dei medici veterinari. La professione del medico veterinario sente la responsabilità civile ed etica nel proporsi, con tutte le sue forme ed organizzazioni, nello studio dell’accoppiata rischio ambientale/salute umana e, di conseguenza, nell’orientare le scelte delle politiche della prevenzione. In questo contesto ogni medico veterinario si impegna ad operare nel rispetto di un Codice di deontologia adeguato all’obiettivo e secondo il principio di responsabilità che può trasformare ogni suo gesto in positivi esiti futuri soprattutto per le giovani generazioni.
Un segno evidente della volontà di attualizzare e proiettare nel futuro l’azione della categoria e poi rappresentato dall’introduzione della previsione per la quale “il Medico Veterinario promuove e sostiene l’impiego prudente, responsabile e consapevole degli antimicrobici anche per il contrasto all’antimicrobicoresistenza” (art. 48).
Rafforzare la sorveglianza dell’antibiotico-resistenza in ambito veterinario come attività stabile e rappresentativa della realtà del nostro paese è un impegno che la Federazione intende assumersi migliorare il sistema di sorveglianza nazionale per rappresentatività, capacità di integrazione dei dati provenienti da fonti diverse e tempestività del feed-back analitico ma anche e soprattutto per migliorare il coordinamento tra il settore veterinario ed umano per l’individuazione precoce, segnalazione tempestiva e risposta coordinata, specie per allerte su nuovi fenomeni/nuove resistenze.
La scorsa settimana la Commissione ENVI ha adottato una proposta di risoluzione per il Parlamento EU sulla protezione del mercato interno dell'UE e dei diritti dei consumatori contro le conseguenze negative del commercio illegale di animali da compagnia. La proposta richiama tutte le criticità del commercio di animali da compagnia e i punti 23 e 24 della proposta valorizzano proprio l’iniziativa ITPAAG realizzata da Fnovi con il patrocinio del Ministero della Giustizia.
Sulla stessa tematica sono stati pubblicati i risultati della attività di verifica nei Paesi EU previste dalla raccomandazione su un piano di controllo coordinato (CCP) dell'UE sulle vendite online di cani e gatti.
Anche la presentazione della 6° riunione della piattaforma EU sul benessere animale del 7 Ottobre 2019 con le risultanze dei questionari inviati ai CVO, tra gli altri punti, ha riconosciuto l’importanza del tema, infatti il 79 % dei CVO auspica una legislazione più ampia e specifica sulla vendita di canni e gatti.
Fnovi si impegna da anni per contrastare il traffico illegali di animali da compagnia e tra le altre iniziative ha realizzato due edizioni del manuale Procedure per l’esecuzione dei controlli nella movimentazione comunitaria di cani e gatti.
Nonostante l’elevato numero di animali che possono essere adottati, la vendita di animali prospera anche per la facilità di acquisto. Fnovi non promuove l’acquisto di animali da compagnia ma ritiene che ogni forma di (auto)regolamentazione sia significativa per ogni singolo animale.
Come pubblicato sul sito dedicato alla più recente iniziativaChiunque conosca cosa si nasconde dietro molte immagini e annunci di vendita di cuccioli dovrebbe essere disponibile a collaborare a questa iniziativa, finalizzata alla promozione dell’acquisto responsabile, corretto e tracciabile. Chiunque voglia collaborare è benvenuto, singoli e associazioni, potranno manifestare la propria adesione che sarà visibile sul sito dedicato dove saranno pubblicati contenuti destinati ai futuri proprietari, link alla normative in vigore.
Per collaborare a ITPAAG
È in calo l’utilizzo di antibiotici sugli animali in Europa. A dirlo è un report pubblicato dall’Ema, secondo cui le vendite complessive di questi prodotti è calato del 32% dal 2011 al 2017. In particolare, è diminuito l’uso sugli animali di due classi di antibiotici utilizzati per gli uomini: si tratta di polimixine di cefalosporine le cui vendite sono crollate rispettivamente del 66% e del 20%. Queste classi includono antibiotici usati per trattare gravi infezioni nell’uomo causate da batteri resistenti alla maggior parte dei trattamenti.
I risultati del rapporto - Secondo i risultati del rapporto, si conferma la tendenza al ribasso osservata negli ultimi anni, mostrando come gli orientamenti dell’Ue e le campagne nazionali che promuovono l’uso prudente degli antibiotici negli animali, per combattere la resistenza antimicrobica, stanno avendo un effetto positivo. Il rapporto, parte del progetto di sorveglianza europea del consumo antimicrobico veterinario (Esvac), presenta dati provenienti da 31 paesi dello Spazio economico europeo e della Svizzera che hanno fornito volontariamente informazioni sulle vendite o le prescrizioni di antibiotici veterinari per il 2017. Il rapporto Esvac mostra una situazione disomogenea in Europa. Mentre 19 dei 25 paesi che hanno fornito dati per il periodo 2011-2017 hanno registrato un calo delle vendite di antibiotici veterinari di oltre il 5%, tre paesi hanno registrato un aumento di oltre il 5% delle vendite nello stesso periodo. I restanti tre paesi non hanno registrato un cambiamento significativo nelle vendite.
A cosa è dovuto il calo - La riduzione delle vendite è il risultato degli sforzi congiunti di veterinari, agricoltori, altri attori del settore zootecnico, degli Stati membri dell’Ue, della Commissione europea e dell’Ema. Campagne nazionali per l’uso prudente degli antibiotici negli animali, obiettivi di vendita e limitazione dell’uso di alcuni antimicrobici negli animali da produzione alimentare, nonché guida dell’Ue sono tra le azioni attuate per ridurre le vendite di antimicrobici veterinari in tutta Europa. Questi sforzi rientrano nel quadro del piano d’azione dell’Ue per la salute contro la resistenza antimicrobica. Guidato dalla Commissione europea, l’obiettivo principale di questo piano è quello di preservare la possibilità di un trattamento efficace delle infezioni nell’uomo e negli animali attraverso un quadro per azioni continue e più ampie per ridurre la comparsa e la diffusione della resistenza antimicrobica.
Il progetto Esvac - Il progetto Esvac è stato lanciato dall’Ema nell’aprile 2010 a seguito di una richiesta della Commissione europea di sviluppare un approccio armonizzato alla raccolta e alla comunicazione di dati provenienti dagli Stati membri dell’Ue sull’uso di antimicrobici negli animali.
(Fonte: quotidianosanita.it)
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