Aggiornati i metodi di diagnosi della peste equina. La Commissione Europea: dal 2009 ad oggi, test più avanzati e procedure più evolute.
Con propria Decisione di esecuzione, la Commissione Europea ha pubblicato il nuovo Allegato IV della direttiva 2009/156/CE riguardante i metodi di diagnosi della peste equina.
Negli ultimi anni le capacità dei laboratori di effettuare test avanzati, altamente sensibili ed efficaci per la diagnosi della peste equina si sono evolute. Parallelamente, annota la Commissione, il capitolo relativo alla diagnosi della peste equina nel manuale dei test diagnostici e dei vaccini per animali terrestri dell'Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) è stato modificato per tener conto di tale evoluzione.
Approvata, in sede preliminare, la nuova disciplina sanzionatoria per le violazioni delle disposizioni sull’immissione e sull’uso dei mangimi.
Il Governo ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per le violazioni delle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 767/2009 del 13 luglio 2009 sull’immissione e sull’uso dei mangimi. Il provvedimento è stato esaminato dal Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro della giustizia Andrea Orlando, nella seduta dell'11 ottobre scorso.
Nulla osta dalla Commissione Europea all'indicazione obbligatoria della provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini.
La Commissione non ha sollevato rilievi o obiezioni sullo schema di decreto che introduce l'indicazione obbligatoria dell'origine per i prodotti lattiero caseari in Italia. Lo rende noto il Ministero delle Politiche Agricole.
Un documento rivolto ai Medici Veterinari sintetizza le operazioni di registrazione e di futura trasmissione dei dati fiscali delle spese veterinarie detraibili. Come perfezionare le credenziali ricevute. Anche in caso di delega ad un intermediario fiscale, sarà sempre il Medico Veterinario il responsabile dei dati inviati.
Un contenzioso infinito, un costo enorme destinato a ricadere sulla fiscalità generale: non pagano gli splafonatori, pagheranno gli italiani.
Oltre 2,3 miliardi di euro di multe a carico dell'Italia e 1,34 miliardi ancora da recuperare dai produttori. L'arretrato è sostanzioso e il meccanismo di rateizzazione accordato dalle autorità italiane agli 'splafonatori' non ha favorito la regolarizzazione. La Commissione Europea, che dà ormai per persa una buona parte dell'importo, ha avviato la causa contro l'Italia: è la terza e ultima fase della procedura. Se l'Italia sarà condannata dovrà pagare un conto salato, una situazione che si presenta "iniqua anche nei confronti dei contribuenti italiani", anche a detta della nostra Corte dei Conti.
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